Tre peccati del cattivo management
Tra i tanti possibili difetti delle persone che ricoprono ruoli manageriali, tre sono particolarmente critici: semplificazione, procrastinazione, rimozione.
Le attività di management, se interpretate seriamente, non sono per nulla semplici. Certo, ci sono le immagini caricaturali come il “Megadirettore Galattico” di Fantozzi. Ma sono per l’appunto caricature. La sostanza è che svolgere un compito manageriale – svolgerlo bene – è una attività che richiede rigore, etica del lavoro, competenze multidisciplinari, esperienza e tanta professionalità.
Ma al di là di queste frasi generiche, quali sono le caratteristiche del "“buon management”? Molte le ho citate nel mio saggio, Alla ricerca del buon management. In questo post ne vorrei ricordare solo tre parlando, per negazione, di difetti che devono essere esorcizzati e combattutti: semplificazione, procrastinazione e rimozione.
Semplificazione
Si semplifica quando si affronta una qualunque questione senza il giusto approfondimento e studio. I sintomi della semplificazione sono decisioni prese in modo impulsivo e emotivo che portano a posizioni superficiali e estreme che spaziano dal “che ci vuole” al “è impossibile". Un tipico esempio di questi tempi confusi sono le iperboli legate all’AI. Secondo molti, troppi, con l’AI potremo fare qualunque cosa e la società verrà trasformata, a seconda delle versioni, in un incubo o in una moderna Shangri-La. Ovviamente non è così e i più attenti osservatori che non cadono vittime di semplificazioni, per l’appunto, ne sono ben consapevoli.
A questo proposito suggerisco la lettura di questo post molto interessante: The AI Wildfire Is Coming. It’s Going to Be Very Painful and Incredibly Healthy.
È del tutto evidente, peraltro, che non è sempre necessario operare con lo stesso livello di precisione e studio. Ma è proprio questa la grande qualità tipica del buon management: saper identificare il giusto livello di approfondimento per evitare la semplificazione e, all’altro estremo, l'immobilismo.
Procrastinazione
Un secondo peccato è proprio quello che evocavo alla fine del precedente punto: l’immobilismo o la procrastinazione. È la mancanza di coraggio, l’incapacità di vedere l’inevitabile, la paura di affrontare sfide rischiose o complesse che ci porta a rimandare qualunque azione a imprecisati tempi futuri.
E così i problemi macerano, marciscono, spesso si moltiplicano e diffondono. Nel momento in cui diviene inevitabile doverli affrontare spesso è troppo tardi o i costi per poterli gestire divengono elevatissimi. Si sceglie il sollievo temporaneo della procrastinazione e non si vede il danno che Madama Realtà prima o poi inevitabilmente presenta. Ancora una volta, non bisogna ricadere nell’estremo opposto (la fretta imprudente che è uno dei sintomi della semplificazione), ma come nella cura della salute, la prevenzione – affrontare i problemi per tempo – è spesso la migliore arma a nostra disposizione.
Rimozione
Col tempo, mi sono reso conto che semplificazione e procrastinazione sono due facce di un problema ancora più profondo, quasi psicologico. È proprio della natura umana cercare di rifuggire i problemi, il dolore, la paura o complessità che non sappiamo dominare. Quando ci troviamo di fronte ad un fatto o fenomeno che ci fa ricadere in una di queste casistiche ci rifugiamo nella rimozione, nel convincerci che il problema non esista o non ci riguardi.
Anni fa, discutendo di questo tema e di come molte aziende non volevano affrontare i problemi e le sfide legate all’innovazione digitale, usavo nelle mie presentazioni questa splendida immagine.
L’effetto del teleobiettivo schiaccia la scena, ma a me è sempre parsa emblematica: una persona che guarda un’onda che arriva e che rimane tranquilla e serena, illusa che non sarà colpito o che sarà in grado di “saltare” ed evitarla. Per quella persona l’onda non c’è o non la riguarda. E invece l’onda arriva e aver chiuso gli occhi e la mente provocherà l’inevitabile e spesso tragico danno.
Una riflessione conclusiva
Non è facile sviluppare e applicare principi e pratiche di buon management. È un compito difficile se svolto in modo serio e professionale. Non basta il genio né l’illusione di poter gestire “al volo” qualunque difficoltà possa presentarsi. Le persone di qualità devono saper guardare la realtà con saggezza e maturità, perché il contesto nel quale operiamo è al tempo stesso complicato e complesso e le risposte che siamo chiamati a dare devono essere conseguentemente e coerentemente all’altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare.




