Da quando sono abbonata ad Appunti seguo con interesse gli interventi relativi alla scuola….
Ora leggo e apprezzo l’articolo di Sonia Montegiove che mette il dito su un problema vero . Però, anche richiamando l’auspicio di Paolo Micheli letto in precedente commento, mi sento di aggiungere una riflessione:
credo sia importante parlare di scuola, ma sono altrettanto convinta che il dibattito debba essere “forte”, non ridotto a temi contingenti, laterali o occasionali. Voglio dire che serve uno sguardo più largo e concreto sul tema, uno sguardo centrato sull’immobilismo radicale della scuola di oggi.
Per esempio: si parla di uso didattico di AI, ma non si guarda la realtà (cioè l’inesistenza) della formazione degli insegnanti;
si parla del peso degli zaini e non ci si interroga su costo, quantità, funzione, reale utilizzo dei libri di testo;
si raccontano quotidiani “scontri” tra insegnanti e genitori ma non si discutono e mostrano possibili pratiche di scambio e condivisione tra scuola e famiglia ( io ricordo ancora un insegnante che spiegava a noi genitori perché sceglieva “quei contenuti” e come usava la valutazione; so per esperienza che oggi -2025- i genitori non vedono a casa le verifiche dei figli perché sono documenti … ufficiali😢!);
si lamenta l’assenza educativa della famiglia che lavora, ma non si cerca e non si pratica una diversa organizzazione del tempo scuola: settimana corta/tempo pieno/vuoto estivo… , spesso riducendo il problema alla resistenza degli insegnanti alla rimodulazione del loro orario di lavoro.
Credo insomma che -relativamente alla scuola- non si debba guardare il dito, ma la luna.
PS: Restando in tema di divieti, sogno il divieto assoluto a politici e amministratori di citare “la centralità della scuola” mentre - nel 3°millennio- alcune scuole resteranno chiuse 5 (cinque) giorni per il prossimo voto regionale!!!
Grazie Sonia per aver condiviso questa riflessione lucida e coraggiosa.
Il tuo contributo mette in luce con equilibrio e profondità una questione cruciale: il rapporto tra divieto e opportunità nella scuola digitale.
Apprezzo in particolare la capacità di interrogare le politiche educative non solo con dati, ma con domande aperte e visione pedagogica.
Il tuo richiamo a Dewey (di cui mi ricordo una frase tipo "L’educazione non è preparazione alla vita; l’educazione è la vita stessa") e Orff è prezioso:
ci ricorda che l’apprendimento autentico nasce dal coinvolgimento attivo, non dalla mera restrizione.
Articolo molti interessante e che apre, o dovrebbe farlo, a riflessioni interne alla scuola (come istituzione e luogo di lavoro degli studenti ed insegnanti), a casa (noi genitori siamo, per certi versi, vittime fra l’incudine e il martello, fra restrizioni e voglia di una scuola più moderna per i nostri figli). Un dibattito sarebbe tre auspicabile fra diversi attori della cultura, scienza, politica e società. Ma la vedo dura… sarà un continuo applicare regole su regole fino a contraddirsi fra loro, aggiungendo caos su caos
Da quando sono abbonata ad Appunti seguo con interesse gli interventi relativi alla scuola….
Ora leggo e apprezzo l’articolo di Sonia Montegiove che mette il dito su un problema vero . Però, anche richiamando l’auspicio di Paolo Micheli letto in precedente commento, mi sento di aggiungere una riflessione:
credo sia importante parlare di scuola, ma sono altrettanto convinta che il dibattito debba essere “forte”, non ridotto a temi contingenti, laterali o occasionali. Voglio dire che serve uno sguardo più largo e concreto sul tema, uno sguardo centrato sull’immobilismo radicale della scuola di oggi.
Per esempio: si parla di uso didattico di AI, ma non si guarda la realtà (cioè l’inesistenza) della formazione degli insegnanti;
si parla del peso degli zaini e non ci si interroga su costo, quantità, funzione, reale utilizzo dei libri di testo;
si raccontano quotidiani “scontri” tra insegnanti e genitori ma non si discutono e mostrano possibili pratiche di scambio e condivisione tra scuola e famiglia ( io ricordo ancora un insegnante che spiegava a noi genitori perché sceglieva “quei contenuti” e come usava la valutazione; so per esperienza che oggi -2025- i genitori non vedono a casa le verifiche dei figli perché sono documenti … ufficiali😢!);
si lamenta l’assenza educativa della famiglia che lavora, ma non si cerca e non si pratica una diversa organizzazione del tempo scuola: settimana corta/tempo pieno/vuoto estivo… , spesso riducendo il problema alla resistenza degli insegnanti alla rimodulazione del loro orario di lavoro.
Credo insomma che -relativamente alla scuola- non si debba guardare il dito, ma la luna.
PS: Restando in tema di divieti, sogno il divieto assoluto a politici e amministratori di citare “la centralità della scuola” mentre - nel 3°millennio- alcune scuole resteranno chiuse 5 (cinque) giorni per il prossimo voto regionale!!!
Grazie Sonia per aver condiviso questa riflessione lucida e coraggiosa.
Il tuo contributo mette in luce con equilibrio e profondità una questione cruciale: il rapporto tra divieto e opportunità nella scuola digitale.
Apprezzo in particolare la capacità di interrogare le politiche educative non solo con dati, ma con domande aperte e visione pedagogica.
Il tuo richiamo a Dewey (di cui mi ricordo una frase tipo "L’educazione non è preparazione alla vita; l’educazione è la vita stessa") e Orff è prezioso:
ci ricorda che l’apprendimento autentico nasce dal coinvolgimento attivo, non dalla mera restrizione.
Buona domenica! Aldo
Articolo molti interessante e che apre, o dovrebbe farlo, a riflessioni interne alla scuola (come istituzione e luogo di lavoro degli studenti ed insegnanti), a casa (noi genitori siamo, per certi versi, vittime fra l’incudine e il martello, fra restrizioni e voglia di una scuola più moderna per i nostri figli). Un dibattito sarebbe tre auspicabile fra diversi attori della cultura, scienza, politica e società. Ma la vedo dura… sarà un continuo applicare regole su regole fino a contraddirsi fra loro, aggiungendo caos su caos
Da sempre vietare è più facile, purtroppo.