Grazie Alfonso per questo bel post. Un processo decisionale è sempre una questione ardua. Il modello che citi è comprensibile, razionale, credo difficile da applicare. Come in tutte le faccende umane, l'istinto e l'emotività prendono spesso il sopravvento quando si tratta di fare delle scelte.
Spesso ci si incaponisce su una linea di condotta che non porta a niente, a volte solo per testardaggine e orgoglio, due pessimi consiglieri.
Molto interessante il modello che separa consequential and reversible in due assi. Qualche anno fa avevo come executive coach un SVP di Amazon che mi parlava spesso di “one way door” vs “two way door”, che pare fosse uno dei mantra di Jeff Bezos in azienda. Si focalizzava sempre molto di più sul tema della reversibilità della decisione e ne accomunava la consequenzialità (i.e. decisioni più consequential di solito sono più irreversibili). Quel modello non ha mai calzato perfettamente le situazioni reali, questo a due assi mi pare ben più adeguato. Grazie per averlo condiviso.
Grazie Alfonso per questo bel post. Un processo decisionale è sempre una questione ardua. Il modello che citi è comprensibile, razionale, credo difficile da applicare. Come in tutte le faccende umane, l'istinto e l'emotività prendono spesso il sopravvento quando si tratta di fare delle scelte.
Spesso ci si incaponisce su una linea di condotta che non porta a niente, a volte solo per testardaggine e orgoglio, due pessimi consiglieri.
Molto interessante il modello che separa consequential and reversible in due assi. Qualche anno fa avevo come executive coach un SVP di Amazon che mi parlava spesso di “one way door” vs “two way door”, che pare fosse uno dei mantra di Jeff Bezos in azienda. Si focalizzava sempre molto di più sul tema della reversibilità della decisione e ne accomunava la consequenzialità (i.e. decisioni più consequential di solito sono più irreversibili). Quel modello non ha mai calzato perfettamente le situazioni reali, questo a due assi mi pare ben più adeguato. Grazie per averlo condiviso.